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Marco Grilli

Storico e Critico d'Arte, Curatore, Content Manager 2.0

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Architettura guatemalteca dall’antichità ad oggi

architettura guatemaltecaIl Guatemala è un noto Paese dell’America Centrale che ha saputo dare il via allo sviluppo della civiltà Maya genitrice di un patrimonio culturale ancora oggi di grande impatto storico, artistico, intellettuale e cultuale.

L’architettura guatemalteca, che sarà qui approfondita, si staglia sul panorama nazionale con una sua forte rilevanza frutto delle abili maestranze che hanno contribuito a renderla unica nel suo genere, facilmente riconducibile e identificabile con la popolazione che l’ha prodotta.

Le più importanti e rilevanti testimonianze architettoniche possono essere rintracciate in quelli che sono i centri abitati principali del Paese quali Tikal, Copan, Chichén Itzá, Uxmal, Kabah e Uaxactun: lo stile architettonico e i monumenta ancora oggi visibili in questi e altri agglomerati urbani devono la loro nascita alla popolazione dei Maya che sin dalle sue origini ha rispettato e conservato le proprie credenze e i propri rituali, propulsori regolatori della vita sociale quotidiana.

Non a caso il tratto distintivo di queste creazioni (testimonianze del passato alcune delle quali annoverate nel Patrimonio Mondiale dell’Unesco) è la forte verticalità che spinge l’uomo ad avvicinarsi sempre più alle divinità invocate nei numerosi cerimoniali sacri.

Ovviamente l’architettura maya ha sì un proprio stile che può, però, variare a seconda della località ove viene trattata, pur rimanendo salda nei suoi principi fondanti.

Una delle prime costruzioni architettoniche che si possono trovare sono le capanne, tipicizzate dalla presenza di un tetto molto aguzzo con due spioventi: molti studiosi hanno voluto vedere in queste costruzioni il prototipo di quelle realizzate in pietra con le arcate a punta.

In alcuni affreschi murali così come nella decorazione di alcune facciate di edifici ascrivibili al periodo post-classico, è stato possibile rintracciare una raffigurazione di tali capanne, costituite da una forma rettangolare, con le estremità arrotondate, lunghe circa sei metri e larghe circa tre.

Per ritrovare la più antica testimonianza di monumento maya bisogna spostarsi nella città di Uazactun dove gli archeologi hanno scoperto quella che è scientificamente identificata come “la stele 9”, ovvero un edificio monumentale ascrivibile al 328 d.C.

Ma è principalmente a partire dagli ultimi anni del 400 d.C. che la pietra comincia a entrare in modo dirompente all’interno della scelta artistica e architettonica dei costruttori: si iniziano a realizzare piccoli muri in pietra (costruiti a protezione dei fianchi delle basse piattaforme utilizzate come basi per sovrastrutture realizzate in materiale deperibile) ai quali si è soliti far seguire l’edificazione di veri e propri edifici possenti, solidi, di grande impatto.

Il primo esempio di architettura in pietra che troviamo tra la popolazione Maya è la piramide coperta di stucco, ancora oggi ben conservata in numerose testimonianze: percorsa da una gradinata laterale che permette l’accesso alla parte sommitale.

La piramide, come tipologia costruttiva, era solitamente decorata con sedici grandi maschere in stucco, funzionali anch’esse allo svolgimento della ritualità religiosa della comunità edificante.

Gli edifici Maya

La straordinaria capacità costruttiva dei Maya (ancora oggi simbolo dell’architettura del Guatemala) non si può solo ammirare nelle grandi realizzazioni quali sono le piramidi ma anche nella più semplice progettazione e successiva messa in opera di soffitti rivoluzionari per l’epoca che si sono evoluti nel corso degli anni: i primi erano, infatti, composti dalla volta a mensola (più grezza nella realizzazione ma assai efficace al suo scopo) per poi giungere a quelli realizzati con travi e calce che permettevano una maggior resistenza e durevolezza nel tempo grazie alla perfetta intelaiatura costruita con le travi sopra alle quali si stendeva la calce per fissarli e donare un aspetto più coeso alla struttura stessa.

Con l’avvento di nuove tipologie di costruzione (come quelle appena citate) cominciano ad evolversi anche gli edifici che assumono ora un nuovo impianto prospettico e progettuale.

Come si è già avuto modo di evidenziare, generalmente gli edifici Maya erano edificati sopra a sottostrutture robuste che fungevano da base e servivano a rendere più stabile e sicuro l’edificio che vi si ergeva sopra: anche le piramidi, emblema dell’architettura maya, mantengono integra questa tipologia costruttiva alla quale associano la libertà della facciata, ora liberata dalla gradinata di accesso posta più lateralmente al fine di non deturparne la vista, donando un’idea di progettualità completa a 360 gradi, studiata in ogni minimo particolare, soprattutto nella durevolezza e resistenza all’incessante scorrere del tempo (tant’è che sono giunte sino a noi, a quasi duemila anni di distanza!).

Le facciate erano solitamente suddivise in due diverse fasce orizzontali da una modanatura centrale che serviva non solo come divisione ma soprattutto come elemento architettonico atto a conferire movimento all’intera struttura: i tetti, però, da aguzzi (come si potevano vedere nelle prime capanne) si appiattirono mantenendo solo un piccolo picco verso l’alto al centro al fine di favorire lo scolo delle acque piovane.

Le piramidi Maya, a differenza delle costruzioni egizie, sono subito identificabili per la loro terminazione piatta e non a punta: mentre quelle egizie servivano come tomba per l’eterno riposo del faraone, quelle maya erano funzionali allo svolgimento dei sacrifici religiosi.

La pianta, ovviamente, variava a seconda della tipologia di edificio e soprattutto della sua destinazione d’uso: se si trattava di un tempio solitamente si componeva di due stanze una di seguito all’altra e la più interna era riservata al vero e proprio santuario mentre l’esterna era utilizzata per cerimonie minori; se si trattava di un “palazzo” (termine che si iniziò ad utilizzare soprattutto a partire dal XIX secolo per indicare alcune particolari tipologie architettoniche di edifici Maya) solitamente si avevano due file di stanze affiancate, raggiungibili da diversi ingressi.

Nella maggior parte dei casi non vi si potevano rintracciare finestre alcune se non raramente presenti in alcune feritoie rettangolari molto piccole atte alla circolazione dell’aria e all’ingresso della luce.

Inoltre la qualità del taglio e della muratura dei blocchi non era precisa perché ogni singolo blocco, sia internamente che esternamente, veniva ricoperto da intonaco che contribuiva alla sparizione di qualsiasi fessura: così facendo la costruzione poteva essere più veloce e “grezza”, sbozzata nel suo aspetto complessivo, rifinita in ogni singolo dettaglio solo successivamente per un carattere puramente estetico.

La base costruttiva delle strutture architettoniche era fortemente legata alla calce prodotta all’interno delle fornaci con un lungo processo che superava le quaranta ore di produzione: ben trentasei ore, infatti, erano solo riservate alla lavorazione in fornace per permetterne la messa a pieno regime dell’impianto che doveva raggiungere temperature elevate per poter lavorare la materia prima: ancora oggi molte popolazioni guatemalteche e non solo, soprattutto quelle più remote nella regione dello Yucatan, preferiscono produrre la calce così come si faceva quasi duemila anni fa, mantenendo viva la tradizione che si tramanda di generazione in generazione.

Le decorazioni del Guatemala

Dal punto di vista architettonico è importante anche aprire una parentesi su quelle che sono le decorazioni degli edifici.

Dapprincipio durante il periodo anteriore alla ben nota età classica, gli edifici presentavano delle decorazioni leggere, che contribuivano a rendere snello e fortemente verticale la struttura sulla quale erano alloggiate: ricordiamo, infatti, la presenza di decorazioni suddivise su due fasce separate tra loro da una modanatura centrale che donava un aspetto nel complesso lineare e semplice.

Ben presto questo gusto iniziò a cambiare e soprattutto in età classica si iniziò ad inserire una seconda modanatura e a decorare lo spazio intercorso tra le due con stucchi moderni che contribuivano a restituire un’ampia fascia decorativa che risultava essere, però, fin troppo massiccia, rompendo quella visione prospettica di fuga verso il cielo fino ad allora tanto prediletta e ricercata.

Nella città di Palenque (situata nella regione dell’Usumacinta) si raggiunse la massima forma di espressione in tal senso, realizzando vere e proprie decorazioni con disegni elaborati, appositamente creati per tale scopo: modellati a stucco tali disegni erano solitamente applicati su rozze pietre che sporgevano dalla facciata, rompendone l’assetto schematico e scarno in favore di una maggior ricchezza e ricercatezza estetica.

Non solo ci si avvaleva dei disegni per realizzare le decorazioni murali ma talvolta si faceva anche uso di statue che potevano essere utilizzate sia in appositi pannelli murali sia collocate sulle rampe che fiancheggiavano le scalinate, oltreché essere applicate sulle facce verticali dei gradini che talvolta venivano anche decorati con geroglifici appositamente scolpiti sul posto.

Un’ulteriore e rilevante fase di sviluppo dell’architettura maya è data dalla fusione di elementi di questa tradizione con quelli della tradizione popolare tolteca, che raggiunse la più alta forma di espressione nella città di Chichén Itzá.

I Toltechi sono una popolazione nativa americana sviluppatasi durante l’epoca precolombiana, che dominò gran parte del territorio, oggi messicano, tra il X e il XII secolo.

Sebbene avessero posto a Tula la loro capitale, erano conosciuti come popolazione nomade (divenuta più sedentaria dopo la conquista dei territori messicani) che trovò la piena distruzione per mano della popolazione dei Chichimechi: dopo un periodo di forti crisi e tumulti la comunità trovò unità sotto la dominazione degli Aztechi a seguito della deportazione nel territorio dello Yucatan.

Ne derivò, così, una fusione di popolazioni tra Maya e Toltechi che portò a una mescolanza di credenze, culture, tradizioni e creazioni artistiche: la nuova capitale fu posta a Chichén Itzá e la nascente cultura maya-tolteca sopravvisse sino all’invasione spagnola avvenuta nel 1544.

Come si diceva, da questa fusione di popoli ne è scaturita una mescolanza di tradizioni e soprattutto di culti che portarono alla “nascita” di nuovi riti e credenze: ecco che irrompe così sulla scena della religiosità maya (ora da definirsi maya-tolteca e, perché no, anche azteca) il rito del Quetzalcoatl, cioè di quel Serpente Piumato che la tradizione leggendaria vuole essere stato il Re che nel X secolo portò alla traslazione della popolazione tolteca e alla successiva fusione con quella maya: l’importanza, anzi la devozione nei confronti del padre divino, fondatore di un’intera popolazione, è tale che le raffigurazioni in suo onore iniziano a dominare le scene e arrivano anche ad avvolgere colonne e balaustre di ogni nuovo e vecchio edificio; sorgono nuovi templi eretti in suo onore e la piena diffusione del culto sembrò non avere più freno alcuno, tagliando trasversalmente popolazioni, credenze, culture e secoli avvenire.

Proprio a partire dal X secolo d.C. gli edifici iniziarono ad essere caratterizzati da basi altamente lavorate ora anche in pendio, con tetti ornati da intrecci di pietre che davano movimento e magniloquenza alla struttura stessa: ovviamente qualche tipo di costruzione si dimostrò poi essere di origine messicana più che autoctona, ma nel complesso questa grande innovazione e variazione nello stile e nel gusto eclettico-costruttivo fu chiara e trovò in accordo la maggior parte degli studiosi di questo specifico periodo storico.

Gli edifici ascrivibili all’epoca storica dei toltechi, invece, risultano essere decorati con motivi umani e animaleschi mentre si predilige non utilizzare affatto una decorazione a motivo geometrico che era invece tipica di altre città locali.

L’architettura maya-tolteca si caratterizzava anche per l’uso frequente di grandi colonnati che arrivavano a raggiungere lunghezze anche di 90 metri: tutti elementi che certificano la fusione di due culture diametralmente diverse tra loro ma in sostanza molto similari, dove l’una si è sapientemente fusa all’altra.

Nonostante le numerose ricostruzioni subite, infatti, frutto anche delle invasioni e delle commistioni di popoli che hanno abitato questi luoghi, le città guatemalteche sono riuscite a mantenere un impianto a griglia ortogonale focalizzato su di una piazza centrale, tipico delle prime costruzioni frutto dell’uomo.

Indicativi sviluppi e progressi sul campo si sono avuti nel XVII secolo quando J. De Porres, principale architetto del Paese, diede vita alla prima grande chiesa voltata: la Cattedrale di Antigua, ascrivibile al 1663-1680.

La Cattedrale di Antigua

La Cattedrale si presenta ancora oggi con una facciata dal gusto tipicamente barocco in cui dominano le colonne che sorreggono e sospingono la struttura verso l’alto dove, al centro, è posta una nicchia riccamente adornata e stuccata, contenente la statua della Vergine Maria incoronata, sormontata dalla figura di Dio Padre benedicente, posto in modo aggettante nel lunettone.

Qui, lateralmente, troviamo anche due contrafforti riccioluti tipici di questo nuovo gusto barocco, tecnicamente conosciuto con l’aggettivo antigueño: questa versione, infatti, fu un adattamento del classico stile barocco europeo apportato dagli spagnoli per favorire la solidità degli edifici in questa regione territoriale, nota per i suoi forti e frequenti, nonché distruttivi, terremoti.

Segno distintivo di questo stile architettonico è anche l’uso dello stucco decorativo in grande abbondanza, sia negli interni che soprattutto negli esterni (vedi la facciata della sopracitata Cattedrale) e la presenza di una grande nicchia centrale (soprattutto nelle facciate delle chiese) spesso associata ad un timpano fortemente scolpito, funzionale alla restituzione dell’immagine di un complesso imponente, affiancato solitamente da torri campanarie basse, anch’esse atte a resistere alla frequente presenza di terremoti dall’elevato potere distruttivo.

Guatemala tra Barocco e Neoclassicismo

Ma il Paese è dotato di ulteriori importanti esempi di commistione di stili e culture: basti osservare la Chiesa di San Francesco sempre ad Antigua, ascrivibile al 1698, e il Santuario di Esquipilas del 1759 per averne un’ulteriore conferma.

Oltre al barocco, però, in Guatemala arriva anche la corrente neoclassica che fu introdotta dallo spagnolo Ibañez e da Garciaguirre tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, supportando un forte impulso e sviluppo alla Ciudad de Guatemala, cioè alla Città Capitale del Guatemala oggi conosciuta come la Nueva Guatemala de la Asunción.

Avvicinandosi sempre più ai nostri giorni, dopo il revival coloniale degli anni ’30 del Novecento, interessanti sviluppi nelle arti fondono pittura, scultura, mosaico e architettura in un’unica costruzione, dando vita a delle vere e proprie testimonianze di produzioni artistiche a 360 gradi (vedi Palacio Municipal a Ciudad de Guatemala del 1958) che forgiano un nuovo concetto di arte intesa come madre genitrice di tutte le massime forme espressive dell’uomo.

Dal 1980 in poi i nuovi canoni costruttivi vedono una forte regolamentazione normativa e legislativa basata su sistemi antisismici moderni che vengono apportati e supportati nel territorio da architetti stranieri.

Architettura del Guatemala oggi

Oggi l’architettura guatemalteca si presenta simile a quella europea: nelle grandi città dominano i condomini atti a contenere il costante aumento numerico della popolazione, mentre nelle zone più rurali domina la standardizzazione di case tra loro similari, tutte realizzate con tetti delineati da tegole rosse.

Lo stile si è evoluto cambiando nel tempo ma quella che continua a rimanere invariata è la cultura di un popolo che sebbene abbia visto il passaggio di varie fasi coloniali, ha fortemente mantenuta intatta l’integrità della sua storia passata, ancora oggi tangibilmente visibile e assaporabile.

Si potrebbe quindi velocemente ripercorrere questa continua evoluzione attraverso quelli che sono stati gli stili architettonici succedutesi nel tempo, quali:

  • Petèn: questo stile architettonico è caratteristico del tardo periodo Preclassico (300 a.C.-250 d.C.) e del primo periodo Classico (250-600 d.C.). E’ così definito per l’uso a mo’ di piazzale dei pendii. Gli angoli dei basamenti delle costruzioni si presentano rotondeggianti, incassati o rovesciati, spesso realizzano una pianta a forma di stella. I templi sono costituiti da spessi vani e pesanti temi vegetali o geometrici, mentre le scalinate, di solito senza argilla, sono monolitiche e fiancheggiate da mascheroni di stucco che possono essere antropomorfi o zoomorfi;
  • Costa del Pacifico: sviluppatosi nel periodo tardo Preclassico, continua a persistere in alcuni siti sino al periodo Classico. Si caratterizza per basamenti piramidali di terra con pendenze abbastanza inclinate (periodo tardo preclassico) successivamente ricoperte con la pietra (periodo classico). Gli stili di questi siti presentano talvolta anche sistemi idraulici complessi con cammini e piazze ricoperte con pietra;
  • Alto di Chiapas: sviluppatosi tra il 400 e il 900 d.C., questo stile si basa su di un modello nel quale si sfruttano le parti basse dei colli per grandi piazze, così come le pareti naturali di questi sono ricoperte con barriere architettoniche che formano terrazze. In queste ultime si dispongono templi, palazzi e altari; i muri di pietra spesso sono decorati da stucchi modellati e policromati. Il sistema di terrazze e dei basamenti è di pendio-cornicione;
  • Rio Bec: questo stile si è sviluppato durante il periodo tardo Classico (550-1050 d.C.), come modificazione del primo stile Petèn. Si caratterizza per l’uso di torri decorative con scalinate impraticabili che sfociano in templi simulati; le facciate sono decorate con tavole a scacchiera e con rappresentazioni di mascheroni nei portici;
  • Chenes: variante dello stile Rio Bec, il Chenes si avvale della costruzione di torri per fini di praticità e funzionalità. Le facciate sono decorate con mascheroni e delle volte ci sono torri esenti che servono come segnali solari. Questo stile è molto simile al Rio Bec e al Puuc, giacché i tre si svilupparono durante lo stesso periodo;
  • Puuc: lo stile Puuc si caratterizza per l’uso di edificazioni con molti livelli e stanze, le cui facciate sono decorate con colonne e pilastri con finali a capitelli. I paramenti sono decorati con fasce di pietra lavorata, disposte a forma geometrica e con mascheroni del Dio Chaac, i quali decorano anche gli angoli dei templi;
  • Maya – Tolteca: corrisponde allo stile sviluppato al Nord della Penisola dell’Yucatan, attorno al Postclassico (1000-1450 d.C.) e si caratterizza per basamenti in pendenti con bordi abbattuti. Le scalinate, solitamente di templi, presentano decorazioni in argilla con teste di serpenti, mentre i palazzi sono caratterizzati da numerose sale ipostili con tetti piani. Le colonne, utilizzate per l’edificazione di portici, si presentano sotto forma di serpente, rivestendo la testa la funzione di base e i sonagli la funzione di capitelli;
  • Costa Orientale: si tratta di uno stile architettonico sviluppatosi nelle città e negli insediamenti della costa Orientale della Penisola dell’Yucatan durante il periodo Postclassico. Si caratterizza per i tetti piani e gli architravi inseriti nei templi, i quali sono di piccole dimensioni, con portici e ingressi sostenuti da colonne. Un’altra significativa caratteristica è la presenza di altari e piccoli santuari.

Chi visita il Guatemala non può che restare affascinato dai suoi prospetti architettonici: oggi come ieri ancora ci si meraviglia e si resta sgomenti difronte alla possente bellezza delle piramidi che si stagliano immobili sullo skyline del Paese come testimoni di un’usanza passata.

La credenza e la spiritualità di ieri vive oggi solo nei libri di storia (e circa nell’1% della popolazione), sebbene il popolo continui a manifestare i propri credo religiosi: in epoca precoloniale la religione maggiormente diffusa era quella cattolica mentre oggi più del 40% dei guatemaltechi professa la religione protestante soprattutto pentecostale.

 

Il testo è un estratto tratto dal catalogo della 57esima Biennale di Venezia – Padiglione Guatemala

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